La vigilia della Befana i ragazzi passavano (un tempo, ahimè) per il paese con una lunga corda a cui erano legate le stagne (recipienti in metallo, ma in questo caso si raccoglieva di tutto: canteri, pentole, secchi, brocche, naturalmente rotti) e si trascinavano percuotendole con dei bastoni. Questo serviva per svegliare la befana: avveniva, infatti, alle 17 del pomeriggio.
La sera poi i giovani e anche alcuni adulti si vestivano da befane, girando nelle case dove c’erano i più piccoli, portando caramelle, carbone, cenere, mandarini e meratelli.
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I regali, ai bambini, si preferisce darli il giorno della Befana, il 6 gennaio.
La sera precedente le nonne (generalmente) facevan mettere ai bambini, sul piano dell'eventuale camino, una fascina di legnetti, perché con questi la Befana potesse accendersi un fuocherello e scaldarsi un attimo e riposarsi tra una casa e l'altra, e un mucchietto di fieno, perché l'asino che l'accompagnava potesse mangiare e rifocillarsi un po' della camminata.
La mattina, ovviamente, i bambini, correndo al camino, trovavano i legnetti e il fieno spariti e le calze che la Befana aveva lasciato in dono.
Ecco il dolce tipico che si trova, la mattina dell'Epifania, legato a ogni calza della Befana. Viene chiamato "Il befanotto" perché, in forma molto stilizzata (e anti-naturalista) dovrebbe riprodurre le fattezze della Befana a cavallo della scopa, con la cesta sulle spalle. E' un'arte particolarmente perpetrata dalle nonne, che purtroppo sta un po' scomparendo: ed è un peccato, perché è un dolce - oltre che caratteristico e particolare - veramente delizioso!
Il pomeriggio, ai piedi del sagrato della chiesa, vengon benedetti tutti gli animali.