Maggio e giugno sono i mesi delle lucciole, quelli, ovvero, nei quali il grano sta per maturare.
Forse pratica un po' crudele, ma estremamente affascinante e misteriosa per noi bambini, quella di imprigionare uno di questi insettini nei palmi delle mani e chiuderlo sotto un bicchiere rovesciato, in attesa che, la mattina dopo, sparisse e al suo posto ci fosse una moneta, anche solo da 200 lire.
Era affascinante e misterioso vedere sgmbettare su per il vetro, illuminandosi e accendendosi come piccole lanterne, senza riuscire a capire come facessero.
Ovviamente, quasi tutte le volte i genitori, andato a letto il pargolo, riuscivan a liberare il malcapitato insetto prima che spirasse, per mancanza d'ossigeno, e i bambini eran beatamente inconsapevoli di tutto quel che accadeva, una volta posato il capino sul guanciale.
Per chiamare le lucciole si diceva questa filastrocca:
Lucciola lucciola vien da me
ti darò il pan del re
il pan del re e della regina
lucciola lucciola vieni vicina