La processione del Venerdì Santo si snoda per le strade di Caldana in un clima quasi surreale. Sì, è vero: in questi anni tante cose son cambiate ma la processione del Venerdì Santo ci racconta sempre una storia tanto antica che porta con sé la novità.
Già dal pomeriggio, i caldanesi metton le luci alle finestre (le “tavolette”, come le chiamiamo); un tempo si mettevano i mezzi gusci delle uova usati per fare le schiacce di Pasqua e il beccallovo, si riempivano di olio e si metteva uno stoppino: questi illuminavano il percorso della processione.
Lungo le vie si preparano gli altarini: probabilmente un tempo corrispondevano alle stazioni della via Crucis, ma oggi non più.
Nelle campagne si preparavano (e ancora qualcuno lo fa) i fuochi con le fascine della potatura degli olivi, che venivano accesi quando iniziava a fare buio.
I fuochi si fanno ancora in paese anche se purtroppo solo due, per motivi di sicurezza, e per le strade asfaltate (davanti alla chiesa dove vengono issate le tre croci e ai Castagni).
Alle nove precise inizia la processione, aperta da due uomini vestiti in cappa bianca con due regole (strumento a percussione azionato da una manovella che scandisce il tempo della processione e crea un’atmosfera del tutto particolare): le regole sostituiscono il suono delle campane che in questi giorni sono legate.
Dopo le regole, tre incappucciati di nero portano il Crocione: si tratta di una grande croce vuota dove sui lati sono intagliati i simboli della Passione che sono illuminati grazie a delle candele, poste nello spazio vuoto interno al Crocione stesso.
Poi ci sono i bambini e prima delle donne la Croce grande, con attaccati i simboli della Passione, portata da un incappucciato di nero e due chierichetti che accompagnano coi lampioni.
Un poco più indietro, ancora un’altra croce più piccola ma con le stesse caratteristiche della precedente.
Poi arriva il sacerdote, vestito con il piviale rosso, e porta la reliquia della Santa Croce, dietro la Veronica con il velo recante il volto di Gesù e poi la portantina con il Cristo morto, condotta a spalla da quattro incappucciati di nero. Dietro alla portantina c’è Maria Maddalena con il vasetto degli oli aromatici, e ai lati, oltre ai lampioni portati dai chierichetti, ci sono le donne di Gerusalemme vestite di nero (i caldanesi le chiamano le Marie). Dietro la statua della Madonna Addolorata, portata a spalla dai dodici discepoli in cappa bianca, seguono gli uomini.
I canti che si alternano alle preghiere sono quelli che la tradizione ha tramandato; ma quello più suggestivo è lo Stabat Mater, con un tono tutto particolare che si usa solo a Caldana in questa processione. Se i cantori sono in numero sufficienti lo cantano gli uomini in latino e la stessa strofa è ricantata dalle donne in italiano.
La Processione si conclude in chiesa con la benedizione tramite la reliquia della Santa Croce e il bacio alla statua di Gesù Morto e della Madonna Addolorata.
Ecco cosa scrive "Toscana oggi" della Precessione di Gesù Morto di Caldana:
Ogni crisi è momento di scelte; ogni scelta è causa di conseguenze e opportunità, che spesso passano attraverso la sofferenza. Alla fine di ogni dolore c'è, spesso, una rinascita, un ritorno alla
vita in condizioni e dimensioni diverse. Questo è il senso della Pasqua, un percorso di cambiamento e di inevitabile movimento. La Pasqua, il passaggio (pesah), è fisico e mentale; spesso, verso
l'ignoto, ma inevitabile e improcrastinabile per una vita migliore.
Buon passaggio a tutte e tutti.
Per la realizzazione del video si ringrazia Fabiana Cati, per la scelta delle musiche diffuse dagli altoparlanti del campanile Beatrice e Linda Cetrullo. Un ringraziamento particolare a Don Gianpaolo Marchetti per essersi prestato a cantare lo Stabat Mater, all’Associazione Mutuo Soccorso Cultura e Sport e Motori, infine al paese tutto per l’attiva partecipazione.
Foto di Ilaria Krismer.