Dalla cave di Caldana si estraeva il marmo detto Portasanta o persichino.
Il marmo di Caldana è stato utilizzato nella costruzione di numerosi monumenti, sia sul territorio della provincia grossetana che in città più lontane, come Pisa, Siena, Firenze, Roma e finanche Berlino.
Ecco i luoghi dove è stato utilizzato il marmo Portasanta di Caldana:
in Vaticano, nella Porta Santa (a quest'utilizzo il marmo deve il suo nome);
a Roma, per la realizzazione di quattro colonne sul Vittoriano (Altare della Patria);
a Firenze, nella Tribuna di Galileo, inaugurata nel 1841, nella Specola e nella facciata del Duomo, nell'800;
a Siena, per gli intarsi del pavimento e negli specchi degli altari del Duomo e nella chiesa di Santa Maria di Provenzano;
a Grosseto, per la Cattedrale (1294) e per la Cappella del Seminario Vescovile;
ad Arcidosso, per il basamento della fontana-tempietto in ghisa;
a Caldana, per il battistero nella chiesa di San Biagio.
Fu usato, forse, anche nel capolavoro dell'arte gotica di Pisa, la chiesa di Santa Maria della Spina.
Il Comitato Storico di Caldana, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Gavorrano e la Parrocchia di S. Biagio V. M. di Caldana, organizzò, in occasione dei Festeggiamenti "Ricorrenze Medicee" anno VI (18 giugno 1995), una conferenza, dal titolo: Il marmo "Portasanta" di Caldana nella storia e nell'arte, con relatori il dott. Claudio Diani, geologo, e il prof. Aldo Mazzolai, storico.
Il Marmo Portasanta deve il suo nome alla quasi perfetta somiglianza con quello portato dall’Asia Minore a Roma, visibile anche oggi negli stipiti della Porta Santa di San Pietro.
La presenza di questo tipo di materiale nella zona di Caldana era già emersa dai primi studi di tipo geologico effettuati in questa zona; Bernardino Lotti all’inizio del secolo scorso pubblicando lavori sulla geologia di quest’area parla di “… un grosso banco di bel marmo brecciato simile al celebre Portasanta”.
Dal punto di vista geologico si tratta di una roccia calcarea, di origine sedimentaria, derivante dal consolidamento e cementazione di sedimenti depositatesi durante il Giurassico (circa 200 milioni di anni fa)su un fondo marino (come testimoniato dalle minuscole impronte di frammenti di conchiglie che spesso si notano osservando, preferibilmente con l’uso di una lente, la roccia) ed in seguito emersa a causa degli eventi che hanno portato alla formazione della catena appenninica.
Questo corpo roccioso, compreso fra la formazione del calcare massiccio di colore grigio e quella del calcare rosso scuro chiamato Rosso ammonitici, affiora in maniera evidente nel versante orientale di Poggio Paganella, dove infatti sono concentrate tutte le cave, e si immerge verso est all’interno del poggio.
Dal punto di vista tecnico è considerato un marmo di alto pregio per l’ottima resistenza sia all’umidità che agli sbalzi di temperatura come è attestato dal suo impiego in costruzioni non recenti.
Il “Portasanta” pur presentando al suo interno notevoli differenze nell’aspetto causate dai particolari processi che ne hanno determinato la formazione, può essere in generale descritto come un materiale molto compatto caratterizzato da una massa di colore grigio-rosato con una fitta rete di venature che vanno dal rosato al violaceo che, intersecandosi fra loro, conferiscono alla roccia l’aspetto di una vera e propria “breccia”; tali venature diventano sempre più abbondanti avvicinandosi al tetto della formazione in corrispondenza del quale la roccia presenta una colorazione molto più rosata ed è, quindi, molto più apprezzata dal punto di vista commerciale.
Prima che l’attività estrattiva cessasse poiché non è più economicamente conveniente a causa sia degli elevati costi di estrazione che dello sviluppo di nuovi materiali come la ceramica, “il Portasanta” veniva commercializzato in tre varietà: il Portasanta classico con una colorazione rosso-violacea scura con leggere sfumature rosa, bianco-grigie e verdoline; il Portasanta moderno che rappresenta una varietà più chiara nella colorazione di fondo; il Portasanta Fallani che prende il nome dal proprietario della cava dalla quale veniva estratto ed ha una colorazione di fondo ancora più chiara che va dal rosso pallido al rosa con sfumature grigie.
Claudio Diani
Il paese di Caldana è famoso per il bel marmo rosso che vi è scavato e che ha trovato applicazioni in edifici e monumenti di grande valore artistico.
Il primo apparire dell’uso del marmo, utilizzato per un fine decorativo, per abbellire pavimenti e pareti, coincide con il trionfo dell’architettura, regina assoluta delle arti, a Roma.
Già da allora il rosso di Caldana dovette essere noto: piccole lastre cadute probabilmente dalle pareti della basilica giulio-claudia ed altri frammenti sono stati raccolti in diverse occasioni all’interno della città di Roselle.
L’uso del rosso di Caldana durò poi e dura nei secoli. Non pochi importanti monumenti ne sono abbelliti: per esempio il Vittoriano a Roma e la Tribuna di Galileo nella specola di Firenze.
Aldo Mazzolai
(liberamente tratto da un suo articolo: Di Caldana e del suo marmo rosso)