Una caldanese di nascita, adesso a Biella, ci ha mandato questi suoi ricordi, della Caldana che fu, in versi...
Cosa ricorda la mente mia bambina
Di questo paese sulla collina!
Ricorda tanti volti e nomi strani
Che percorrevan le vie
Chi per lavorar chi per dir le sue……
Non si può certo dimenticare
Zita e Teresa
Che la loro casa era la chiesa
Brunetta con aghi e fili
E Atene
con semi e lupini
Ha riempito le bocche di adulti e bambini…
“Cecco” e “Beco” che borbottavano sempre dietro,
e poi Nerina, La Morina, Mazzina e anche Socialina…
ma non voglio dimenticare Ugo il calzolaio
che sempre là seduto aveva le scarpe da riparare.
Leda e Remo la posta ci dovevan portare,
mentre al Bottegone sfornavano il pane
Amòre e Camillo si allontanavan
Con le pecore da guardare
E Lino con i suoi muli aveva da lottare!
Da Malfisa e Carlina verdura fresca ogni mattina
E poi dal Papi o da Bino ma anche da Antuino
Si doveva fare un saltino
Per la carne, il latte e anche uno cioccolatino…
Da Semirra i vestiti si andavano a comprare
E da Massimina le teste a sistemare.
I ricordi sono tanti,
ma tutti non li posso esternare,
ma voglio ancora ricordare
Don Luigi e Don Arturo
Che la Cresima e la Comunione
Ci fecero “passare”
E poi Suor Ismelia
Quanto ci ha fatto ricamare!!!
E tutte quelle nonnine
Che davanti ai loro usci
Facevano le trine
E mentre noi bambini giocavamo
A nascondino…
Ci dicevano:
“se non siete buoni
Stasera andate a dormire
A casa di Rineo o del Tony!!!!”
Ma l’ultimo ricordo lo voglio dare
A quelle campane che tanto mi facevano sognare!!!!
Grazie Caldana
Conoscevo Antuino e la moglie. Antuino era molto alto e riservato, sua moglie era bionda, molto attenta e dolce con i giovani; erano ambedue molti silenziosi e gentili.
Antuino aveva una botteghina dietro al bar dove vendeva dei generi alimentari e aveva l'unico telefono pubblico del paese. Da lì bisognava dare il "pronto" alla centralinista di Grosseto (venivano prima ad avvisarti che ci sarebbe stata una interurbana).
Là, in mezzo alle cipolle e ai pomodori, ho telefonato fino alla Costa d'Avorio, fino a Parigi: mai nessun problema e Antuino aveva una pazienza immensa.
Un giorno mia sorella ed io eravamo lì in attesa di una telefonata, ma la linea con Pisa era occupata, così Lilli, il fratello di Paolo, che era lì nella bottega, prese il telefono e chiamò Pisa e disse: "O Pisa, la linea è stasata?"; Silvana ed io ci sbellicammo dalle risate!
Poi c'era Paolo, che crebbe sempre molto fine e gentile: un bel ragazzo e un grande lavoratore. Paolo era il mio amico, ed era un piacere per me arrivare a Caldana e correre a salutarlo. Era uno dei più bei ragazzi di Caldana, sempre così disponibile e gentile. Era così occupato! Aveva un'ottima disposizione per gli affari ma non poteva mai permettersi di uscire con noi giovani a fare due passi, anche se a quel tempo le ragazze camminavano con le amiche e i giovani con i loro amici, su e giù per il Borgo, per poi scambiarci sguardi furtivi quando ci incontravamo.
Erano tempi diversi, ma senza dubbio magici per noi ragazzine che venivamo a Caldana per le vacanze e tutti i bei ragazzi stavano seduti al bar di fuori, pronti a gettare sguardi di ammirazione su di noi!
Il bar è stato la meta fissa di ogni caldanese e di ogni forestiero.
Congratulazioni e auguri ai proprietari del bar, e spero che tutti voi rivolgiate a Paolo un pensiero di ricordo perché fu lui a mettere su il bar vero e proprio. Un brindisi di onore, quindi, per Paolo che pur seguendo le orme paterne diede un impulso di gioventù al bar, modernizzandolo e creando l'atmosfera elegante e simbiotica del paese, che divenne un punto fisso di incontri e amicizie.